Un gemellaggio importante, fatto nel nome della Nona Arte e della sua diffusione a tutte le genti, quello tra Wow Spazio Fumetto, il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano, e il Centro Belga del Fumetto, il museo di Bruxelles dedicato alle Nuvole parlanti, da quasi 25 anni una vera istituzione per gli appassionati. Il Belgio infatti è da sempre un Paese attivissimo nelle bande dessinée, basti citare – per fare solo tre nomi – Lucky Luke, Tintin e i Puffi, tacendo di Blueberry, Gastone Lagaffe, Blake e Mortimer, Marsupilami, XIII, Largo Winch e chi più ne ha più ne metta.
Due realtà come queste non potevano non incontrarsi e collaborare: e infatti la mostra organizzata da Wow – Belgio, il Regno del fumetto (vedi) – celebra proprio questo gemellaggio, sugellato dalla stretta di mano tra i direttori dei due musei, “il nostro” Luigi F. Bona e il belga Willem De Graeve.
La Sbam-redazione ha avuto la possibilità di incontrare Willem praticamente appena sceso dall’aereo, durante la sua visita all’inaugurazione delle mostra del Wow, occasione ottimale per farci raccontare il Fumetto visto dal Belgio.
Da dove viene questa – per noi – incredibile attenzione per la Nona Arte dell’intero popolo belga?
Il fumetto in Belgio è davvero un fatto culturale, un po’ come la birra e la cioccolata. Per i belgi i maestri del fumetto sono motivo di vero orgoglio, così come qualsiasi altro artista; la Nona Arte è studiata nelle scuole con la stessa dignità attribuita alle altre arti. Con soli 11 milioni di abitanti, contiamo ben 800 professionisti del fumetto, cioè persone che vivono esclusivamente di fumetto.
Ma perché tutto questo “capita” proprio in Belgio?
Siamo un Paese difficile, con molte divisioni storiche e culturali e ben tre lingue ufficiali, il francese, il fiammingo e il tedesco, oltre a numerose minoranze linguistiche che vengono dalle varie dominazioni straniere subìte nei secoli. Un situazione che porta da sempre grandi difficoltà nelle comunicazioni. Comunicare per immagini è stata quindi una necessità, qualcosa di inevitabile. E quando, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, i fumetti arrivarono in Europa dagli USA dove erano nati, il Belgio fu il primo ad accoglierli con interesse. Ci fu poi il fenomeno Hergé, l’autore di Tintin, che si dedicò al fumetto ad appena 22 anni divenendo in breve famosissimo. Fu un grande esempio per molti giovani belgi che videro in lui la possibilità di vivere con il fumetto, e anzi addirittura diventare celebri. Io definisco Hergé la locomotiva del treno dei fumettisti.
Come sono proposti al pubblico i fumetti in Belgio?
Si prediligono le produzioni in volume, perché c’è davvero un grande rispetto per queste opere. Esistono comunque anche da noi punti vendita paragonabili alle vostre edicole oltre che appositi settori nei supermercati. Nelle fumetterie si vendono invece produzioni più particolari per un pubblico più ristretto. La stessa storia a fumetti è proposta in più edizioni secondo le lingue: tradizionalmente il pubblico francofono preferisce volumi di maggior pregio con copertina cartonata, quello fiammingo invece i più pratici e leggeri volumi brossurati. I volumi francesi sono ovviamente diffusi anche in Francia, e spesso gli editori di queste produzioni hanno due sedi, una in Belgio e una in Francia. Ma le similitudini tra i due Paesi hanno portato negli anni a grandi scambi e collaborazioni, non sono rari fumetti con un autore belga e uno francese.
Come vi proponete rispetto alle produzioni straniere? In particolare come vedete il fumetto italiano?
C’è grandissimo rispetto per i vostri grandi maestri, a cominciare da Hugo Pratt, Vittorio Giardino e Dino Battaglia. Più raro che ci sia interesse per i vostri fumetti più commerciali, spesso sconosciuti da noi. Una traduzione di Dylan Dog ad esempio non ha avuto grande successo. Allo stesso modo c’è scarso interesse per grandi fenomeni quali i manga o gli universi Marvel e DC Comics, con l’eccezione ovviamente degli eventi legati al cinema. Capita un po’ come… per la birra dei tedeschi: la birra belga è apprezzata in tutto il mondo tranne che in Germania, perché i tedeschi sono più che soddisfatti della propria produzione. Ecco: i fumetti per noi belgi sono un po’ come la birra per i tedeschi!
E come vedete i vostri fumetti sul mercato italiano? Ritenete siano adeguatamente apprezzati?
Questa è una bella domanda, cui non saprei rispondere per ora. Anzi, spero che proprio la mostra del Wow ci possa dare un indice utile per capirlo!
Ci parli un po’ del vostro museo…
È bello, ovviamente (ride). Esiste da quasi 25 anni: infatti è stato inaugurato nel 1989 dal Re e dalla Regina del Belgio, e anche questo la dice lunga sul valore dato al Fumetto nel nostro Paese. La sede è in un prestigioso palazzo del centro di Bruxelles, ottimo esempio di Art Nouveau disegnato da Victor Horta, al punto che tanti turisti vengono a visitare proprio l’edificio, e non le nostre esposizioni! Questo diventa per noi un ottimo pretesto per attirare anche persone fino a quel momento disinteressate alle bande dessinée.

Uno dei murales fumettosi che adornano la città di Bruxelles (questo in una stazione della metropolitana), in una foto in mostra al Wow
Il Museo propone due mostre temporanee durante l’anno, oltre alla galleria (spazio offerto alle nuove produzioni, con altre sette esposizioni annuali), la biblioteca con lo spazio lettura (sono disponibili fumetti in oltre trenta diverse lingue, così da permettere a chiunque di leggere fumetti nella propria lingua natale), una fumetteria e un ristorante. Inoltre sono sempre disponibili quattro mostre permanenti: quella dedicata all’invenzione del fumetto e le sue origini, quella delle tavole originali, quella dei classici belgi e infine quella dedicata alla storia dell’edificio che ci ospita. Ma siamo proprio ora impegnati in una grossa ristrutturazione che cambierà le mostre permamenti: quella dedicata ai classici belgi sarà riorganizzata e divisa “per scuole”, intese come stili storici: la scuola di Bruxelles che fa capo a Hergé, quello di Marcinelle, di cui fanno parte ad esempio Lucky Luke e i Puffi, quello fiammingo, tipico delle produzioni per i giornali, e infine gli autori più recenti, quelli formatisi alle moderne scuole, intese come corsi di studio.
Che dire, Sbam-fans? Ci è venuta voglia di visitare Bruxelles! Oltre al Museo, infatti, non mancano vari locali a tema, periodici mercatini di fumetti usati, percorsi cittadini che guidano il turista tra gli oltre 50 murales che adornano la città con i personaggi più famosi, e perfino una festa-parata dedicata alla Nona Arte che invade tutta la città e coinvolge un po’ tutti, anche chi dei fumetti non si interessa. La prossima edizione si terrà tra il 6 e l’8 settembre 2013.
La nostra visita si è conclusa assistendo alla consegna a Willem De Graeve di un portfolio di originali opera degli autori del team di Pseudostudio: fumetti italiani nel tempio della bande dessinée!
Nella nostra pagina Facebook il photo-album della giornata.
(Antonio Marangi)