montanari_ephebusTutto si può dire delle storie di Antonio Montanaro, in arte Monti, tranne che lascino indifferenti. Merito di un tratto molto raffinato e maturo (oltre che vagamente “magnusiano”…), ma anche e soprattutto della volontà di utilizzare il fumetto per affrontare tematiche spiazzanti, in una certa misura perfino “scandalose”, tanto vicine alla sensibilità dell’autore e disegnatore foggiano (ma bolognese d’adozione) quanto tuttora indigeste per buona parte del mercato editoriale italiano.
È il caso, per esempio, della sua opera più discussa, Ephebus – I fiori dell’impero, una raccolta di storie brevi che trattano un aspetto dell’antichità classica che spesso si tende a ignorare: quello dell’efebia, dell’amore (platonico, ma anche molto carnale) verso i fanciulli.
Una scelta indubbiamente forte, per un artista che in precedenza si era cimentato in ambiti fumettistici assai più commerciali, lavorando su personaggi come Tiramolla (con Comic Art) o Gordon Link (con Edizioni Dardo). Una scelta che, com’era forse prevedibile, ha portato con sé anche qualche problema, dato che il volume (edito dall’Associazione Culturale K1995) non ha trovato chi fosse disposto a distribuirlo. Insomma, comunque la si voglia pensare in merito, Monti è un personaggio interessante, che di cose da dire ne ha parecchie. Quanto basta per incuriosire noi di Sbam!, che lo abbiamo raggiunto per una veloce chiacchierata.

Ciao Antonio, benvenuto su Sbam! Che ne diresti per prima cosa di presentare Ephebus ai molti che non hanno avuto modo di conoscerlo?
È una raccolta di cinque storie. Tre si ispirano rispettivamente a episodi delle Bucoliche di Virgilio, del Satyricon di Petronio e de I Neoplatonici di Luigi Settembrini. Le altre due sono invece di mia invenzione, anche se riecheggiano situazioni tipiche di molti testi classici. Credo di aver trattato tutte le storie con rispetto e ironia, e mi piace ricordare che una di queste, L’espediente del dio, è stata pubblicata con testo inglese sulla prestigiosa rivista americana Heavy Metal.

Dal tuo lavoro traspare una grande passione per il mondo greco-romano: come nasce questa attrazione verso l’antichità classica?
Credo dipenda in qualche modo dal fatto che, proprio come gli autori classici, sono da sempre attratto dalla bellezza in ogni sua forma e natura. Si tratta di un retaggio più che altro materno, e proprio per questo ha voluto dedicare Ephebus a mia madre. La quale, va detto, ebbe il buon gusto di arredare casa nostra miscelando vari stili: medievale, barocco, Luigi IX… Mancava, purtroppo, il mio preferito, lo stile Impero Romano con i suoi triclini, le colonne, le statue, i tendaggi esagerati… Beh, pazienza: come si dice, non tutte le ciambelle riescono col buco. E se mi passate la battuta, che vuol essere innocente e ironica, oggi le mie “ciambelle” sono proprio i protagonisti del mio libro, che affondano le radici in testi di duemila anni fa.

Perché hai scelto di concentrarti su un aspetto così particolare come l’efebia?
Torniamo al discorso di prima: amo la bellezza in qualsiasi forma, compresa ovviamente quella umana, sia maschile che femminile. Un bel volto ha sempre attratto la mia attenzione, ma questo accade ancor più nel maschio, i cui tratti somatici androgini non dovrebbero essere scontati, come nel caso del gentil sesso. Secondo i testi classici, d’altronde, nel ragazzo il dio Apollo ha mischiato con armonia il maschio e la femmina. Io stesso, in effetti, ho spesso faticato a riconoscere in un adolescente una precisa appartenenza sessuale e questo mi ha sempre intrigato, perlomeno da quando, una ventina d’anni fa, mi capitarono tra le mani libri come L’Alcibiade fanciullo a Scola oppure La morte a Venezia, il cui protagonista, Tadzio, è stato splendidamente rappresentato dallo stupendo Bjorn Andresen nell’omonimo film di Luchino Visconti. Va anche tenuto presente che l’efebia non riguardava solamente il lato ludico/lussurioso del mondo antico, ma era una vera e propria “cultura” insita in ogni strato e aspetto sociale: dalla scuola all’esercito, dallo sport all’educazione dei ragazzi.

Grazie ad Antonio: sul nr. 17 della nostra rivista digitale – scaricabile gratuitamente da QUI – trovate altre informazioni su di lui con la vesione completa di questa intervista.

(Augusto Altobelli • 05/10/2014)