La sontuosa edizione integrale pubblicata da ReNoir rappresenta una ghiotta occasione per scoprire (o riscoprire) un fumetto cult come Usagi Yojimbo, saga epica ambientata nel Giappone feudale che narra le avventure di un coniglio samurai antropomorfo e che, nel corso degli anni, è stata insignita con ben cinque Eisner Award, quattro Ursa Major Award e una marea di altri premi e riconoscimenti. Ma anche (soprattutto?) per conoscere meglio il suo creatore Stan Sakai, nome leggendario del fumetto indipendente americano. Nato in Giappone, cresciuto alle Hawaii e oggi californiano al 100%, Sakai ha alle spalle una lunga carriera iniziata alla corte del grande Sergio Aragonés, dove ha debuttato come letterista sui comic book di Groo the Wanderer. La prima storia da lui disegnata risale al 1984: si intitolava The Adventures of Nilson Groundthumper and Hermy e vide la luce sulla fanzine Albedo di Steve Gallacci. Pochi mesi dopo sarebbe cominciata l’avventura editoriale di Usagi Yojimbo, destinata a proiettarlo nell’olimpo dei Maestri.
Ed è proprio con la deferenza che si deve a un Nume della Nona Arte, che il vostro Sbam-redattore lo ha intercettato per una breve intervista – di cui trovate la versione integrale su Sbam! Comics nr. 24, scaricabile liberamente da QUI –, a margine del suo incontro con il pubblico di Wow Spazio Fumetto a Milano, lo scorso 3 novembre. Eccone un estratto.
Come è nato il personaggio di Usagi Yojimbo?
Usagi, in giapponese, significa coniglio. E Yojimbo erano i samurai mercenari, che viaggiavano per il Giappone mettendo la loro spada al servizio dei nobili. Il mio coniglio è comunque liberamente ispirato a un vero samurai, Musashi Miyamoto, probabilmente il più famoso spadaccino dell’intera storia giapponese. Trattandosi poi di un coniglio, mi venne spontanea l’idea di legargli le orecchie, come facevano i samurai con il tradizionale codino.
Che cosa ricorda dei suoi esordi?
Tutto nacque dalla grande amicizia che mi legava a Sergio Aragonés e a Peter Laird, il creatore delle Tartarughe Ninja. Aragonés – una vera leggenda negli Stati Uniti – mi chiese di fargli da collaboratore, letterando i suoi fumetti. Accettai subito, fingendomi un esperto del lettering per poi mettermi a fare esercizi di nascosto! Deve avere funzionato bene, visto che oggi sono oltre trent’anni che collaboriamo! Laird, invece, diede una grande spinta alla popolarità del mio Usagi, inserendolo nei cartoon delle Tartarughe Ninja.
A quali maestri della Nona Arte si è ispirato?
Sicuramente a Steve Ditko, di cui apprezzavo moltissimo il Dottor Strange, e a Osamu Tezuka. Sono cresciuto alle Hawaii, quindi esattamente a metà tra due culture, quella giapponese e quella americana. Quando poi sono venuto a studiare in Europa ho scoperto il fumetto del vecchio continente, l’arte del colore, e ho molto apprezzato Asterix, Moebius, Manara… In Europa avete davvero grandissimi maestri. Ma, devo dirlo, la gioia più grande della mia carriera è stata poter lavorare insieme a Stan Lee e Jack Kirby!

Il terzo volume (632 pp in b/n) della ristampa integrale di Usagi Yojimbo, realizzata da ReNoir, è in vendita abbinato al cofanetto (che potrà custodire insieme i tre volumi della raccolta) a 39,90 €.
Gen, il nemico principale del protagonista, è un personaggio horror: uccide chi non ha l’anima pura, un po’ come il marvelliano Ghost Rider…
È un samurai lanciere che non si può uccidere in alcun modo. L’idea era quella di far paura ai ragazzini, ma senza esagerare. Un po’ come avviene nelle favole tradizionali con personaggi come il lupo cattivo.
Il Signore Oscuro, altro super-nemico, è l’ unico uomo tra tutti gli animali antropomorfi della saga, ed è stato mostrato una sola volta…
Sì, e mi sono subito pentito di averlo mostrato! È ispirato a Sauron del Signore degli Anelli e come lui avrebbe dovuto essere una presenza costante, ostile, inquietante, ma mai evidente… Ormai, però, è troppo tardi per rimediare…
Se dovessi definire Usagi con una sola parola, pur nelle sue molteplici versioni e avventure?
Usagi è prima di tutto onorevole. Nel Bushido, il codice di condotta dei samurai, l’onore e l’orgoglio sono i valori base.
Finirà mai la saga di Usagi?
Certo che no, non so fare nient’altro!
(Antonio Marangi)