Intervistare i grandi maestri delle Nuvolette è sempre un’occasione importante: il loro punto di vista sul mondo del Fumetto è del tutto particolare e consente di rileggere la storia della Nona Arte da chi l’ha vissuta dall’interno. È proprio quello che ci è successo nel nostro incontro con Marco Rota, disegnatore e sceneggiatore di lungo corso, passato, dopo una lunga gavetta, nella stanza dei bottoni della Mondadori, quando Segrate pubblicava Disney in Italia. Lì ha potuto lavorare a Paperi e Topi, ma anche a Superman e Batman. Il tutto, trovando anche il tempo di occuparsi di fumetti realistici di tutt’altro genere e perfino di illustrazioni tecniche…
Sul nr. 27 della nostra rivista digitale – scaricabile liberamente da QUI – trovate la versione integrale della nostra intervista, con molto materiale iconografico. Vi rimandiamo duqnue alla rivista, di seguito vi anticipiamo un estratto.

sbam-marco-RotaCi racconta il suo arrivo alla Disney?
Inizialmente, mi chiamarono per illustrare un volume. Il mio lavoro piacque e mi proposero l’assunzione. Ma io dissi di no, tenevo ancora molto al mio lavoro da free lance. Collaborai comunque con loro per varie cose. In seguito, quando nel 1962 mi riproposero di assumermi, finii col cambiare idea e accettai: la Mondadori è pur sempre la Mondadori! Così cominciò la mia storia in Disney, anzi, alla Periodici Ragazzi come si chiamava allora, che è durata fino al 1988.

Di cosa si occupava inizialmente?
Facevo lavoro di redazione, rifiniture, titoli… Talvolta mi commissionavano storie a fumetti, ma me le pagavano a parte. In pratica, ero assunto come redattore, ma rimasi free lance come fumettista, così ho potuto lavorare anche per altre case editrici.

E disegnò anche Superman…
Sì, Mondadori aveva i diritti del personaggio. In redazione mi capitava già di fare il lavoro di adattamento degli originali americani, proprio come facevo alla Dardo negli anni precedenti. Poi mi capitò varie volte anche di realizzare storie autoprodotte: ne ho disegnate diverse per 3-4 anni, fino al 1966-67, sia per Superman, anzi, Nembo Kid come lo chiamavano allora, che per Batman. Finché arrivò il nuovo direttore, Enrico Bagnoli, che mi tolse questo incarico.

E quando arrivò finalmente Topolino?
Dopo le attese iniziali, capitò che il grande Giovan Battista Carpi si mise a lavorare all’Enciclopedia Disney, e quindi non aveva più molto tempo per le storie normali. Gentilini prese a insistere per passarle a me. Ma io intanto stavo lavorando su ABC e sulle altre cose e non avevo tempo…
Almeno fino alla fine nel 1970, quando realizzai quattro fascicoli-inserto. L’anno dopo fu finalmente la volta di  Topolino e la tigre col fiocco, la mia prima storia completa, e da lì cominciai questa nuova attività, inizialmente su sceneggiatore altrui.

buon-compleanno-paperino-rotaMolto ricordata dai lettori è certamente Buon compleanno Paperino del 1984. Rimettere mano alla dinastia dei paperi deve essere stato difficilissimo!
Sì, far “nascere” Paperino era un grosso problema. Don Rosa ha inserito nelle storie Disney il concetto di morte, quando doveva far “morire” i genitori di Paperone, una cosa che io non riesco a vedere su questo genere di fumetti. Ma visto che anche la nascita era una cosa nuova, sono partito… dall’uovo! Ancora oggi mi pare un’ottima idea, visto che davvero non vedo altre soluzioni. Per tutto il resto, ho ragionato trattando i paperi come persone vere, come esseri umani. Solo così potevo renderli credibili.

(Antonio Marangi)