Lo abbiamo incontrato per parlare del suo lavoro sulla novità mysteriosa che stiamo per trovare in edicola. Ma Enrico Lotti ha da decenni un rapporto privilegiato anche con il Buon Vecchio Zio Marty tradizionale, visto che la prima storia che ha sceneggiato risale addirittura al 1993. E allora facciamo ancora due chiacchiere con Enrico, alla scoperta del Martin Mystère di ieri e di oggi, e soprattutto delle differenze nel lavoro di sceneggiatore da allora ad adesso.
Come è cominciato il tuo lavoro col BVZM?
La mia prima storia risale al nr. 131, La grande illusione, uscito a inizio anni Novanta con i disegni di Luigi Coppola. Avevo conosciuto Alfredo Castelli per via del mio lavoro di allora: facevo il redattore di riviste di informatica, e come è noto, Martin Mystère è stato il primo personaggio dei fumetti dotato di personal computer. Proprio quel mio lavoro – intanto ero diventato caporedattore della rivista MacWorld – mi occupava troppo tempo per permettermi di dedicarmi alla scrittura con assiduità.
Pe fortuna, presso lo stesso editore lavorava come grafico Andrea Pasini, a sua volta grande appassionato di fumetti: in qualche modo cominciammo a lavorarci insieme, fino a produrre una storia all’anno circa, che firmavamo come Lotti&Pasini. Un bel periodo, ci divertivamo e c’era grande cameratismo, anche con altri colleghi! Ad un certo punto, la redazione di MacWorld era talmente ingombra di fumetti che dalla direzione della casa editrice ci arrivò una lettera che ci invitava a (testualmente) “bonificare” l’ambiente. Ma forse, più che ai fumetti si riferivano alla nostra collezione di bottiglie di birra, quelle che aprivamo ad ogni chiusura di un numero delle riviste, ma anche ogni fine settimana, con la nostra immancabile “birra del venerdì”!
Birre importanti per migliorare l’ispirazione?
Tenevamo molto alle nostre storie e cercavamo di metterci davvero tutto l’impegno possibile. Una volta, ad esempio, stavamo scrivendo una storia ambientata tra il lago d’Orta e Bologna: organizzammo alcune escursioni in loco per osservare i luoghi, decidere dove ambientare le scene, fare foto, pensare ai particolari… Era l’epoca pre-internet, facevamo cose che oggi sono impensabili!
Come quando in un’altra storia pensammo bene di spedire Martin alla Biblioteca Nazionale di Buenos Aires: a lavoro quasi ultimato, venimmo a sapere che la stessa Biblioteca stava per essere traslocata, quindi molti dati della trama non tornavano più. Per fortuna un altro nostro collega della redazione aveva un parente emigrato proprio laggiù in Argentina e decidemmo di rivolgerci a lui per foto e per altre informazioni!
Poi c’è stato il tuo periodo di black-out…
Per qualche anno sono un po’ scomparso, il lavoro nella redazione di MacWorld mi assorbiva sempre più, troppo per dedicarmi adeguatamente anche a Martin Mystère. Andrea Pasini scrisse ancora qualche storia da solo prima di approdare ad altri lavori: oggi lavora praticamente a tempo pieno su Diabolik per Astorina, scrivendo soggetti e sceneggiature.
Io invece sono “tornato a casa” dal 2006, riprendendo a collaborare con Castelli – con cui non avevo mai perso i contatti del tutto – per varie storie di Martin, fino a riprendere a scrivere storie mie. Ed arriviamo ai giorni nostri: una mia sceneggiatura è stata appena disegnata da Paolo Ongaro, altre sono pronte e in attesa di passare al disegno, altre ancora le sto pensando e abbozzando per un prossimo futuro.
Segui anche lavori extra-Martin?
Con Alessandro Mainardi ho da poco cominciato a collaborare a Diabolik. Abbiamo proposto insieme dei soggetti ad Astorina e uno di questi uscirà prossimamente, sceneggiato da Roberto Altariva. In questi giorni inoltre ci stiamo occupando di una seconda storia, stavolta come sceneggiatori, basata su un tema abbastanza particolare e che finora non è mai stato trattato, in oltre 50 anni di storia di Diabolik. Una bella sfida…
Non solo fumetti: sei anche autore di romanzi…
Sì, quelli della serie I viaggiatori dell’Impossibile. In racconti sospesi tra la grande avventura fantastica e la realtà italiana di tutti giorni, vagheremo tra gli infiniti mondi paralleli cui si accede attraverso i varchi dimensionali che si aprono e chiudono a ogni istante nella schiuma quantica. Il protagonista, il giovane Marco A. Cellini (per gli amici, Mac), viaggerà così da un mondo all’altro spinto da una potente motivazione: ritrovare sua moglie, scomparsa misteriosamente sotto i suoi occhi, proprio nel corso di uno di questi strani fenomeni.
In questi mondi paralleli e ipotetici si può ritrovare davvero qualunque situazione: Lotti può così sbrigliare la sua fantasia di scrittore, attingendo a piene mani dall’immaginario del fumetto e della letteratura popolare: dalla Pellucidar di Tarzan al Continente Perduto di Ka-Zar, dalla Cimmeria di Conan al mondo di Flash Gordon, passando per Zagor, Garth, il Mercenario, Valerian e l’Aureline.
Ma Mac vive anche nell’Italia di oggi, dove deve fronteggiare ben altri problemi: la perdita del lavoro e la scomparsa stessa della moglie, della quale è il principale sospettato.
La Stagione 1 della serie sarà costituita da 10 episodi, pubblicati con periodicità quattordicinale da Delos Books. Il primo volume, Cercando un Altrove, è disponibile dal 13 settembre 2016 sullo store online di Delos.
(Antonio Marangi)