Deserto algerino, dalle parti di Sidis-Bel-Abbed, pochi anni dopo la conclusione della Prima Guerra mondiale. Un distaccamento di legionari arranca tra le dune quando viene attaccato da una squadra di guerriglieri nordafricani.

Nello scontro che segue, è l’eroismo del legionario Moreau a risolvere la situazione, proprio quel Moreau che ha in odio il suo comandante, il capitano Desay. Anni prima, infatti, i due hanno combattuto insieme a Verdun, e l’ufficiale aveva provocato grossi guai per la sua vigliaccheria. Passano i giorni: non mancano occasioni per ricordare l’evento tra soldato e capitano, l’uno forte della verità, l’altro della sua posizione di ufficiale.

Quando la guarnigione riprende il deserto per una pericolosissima missione, il salvataggio del fortino di Boubut, arriva la tragica resa dei conti…

Pochi dialoghi, poche pagine (solo 48), ma grande intensità nell’azione, rafforzata da un tratto freddo ed essenziale, eppure particolareggiato e dettagliato, con una colorazione tenue e grigi sfumati che danno al lettore la perfetta percezione del caldo torrido, della sabbia sospesa nell’aria, dell’atmosfera cupa e azzurrognola del deserto notturno. Grande spazio alle onomatopee: il colpo di fucile sovrasta la figura del soldato colpito a morte che cade a terra.

La trama è tutta centrata sul carattere degli uomini, sulle loro forze e soprattutto sulle loro debolezze. Non ci sono buoni e cattivi: i protagonisti sono i legionari, ma non per questo l’autore li dipinge come i “giusti”, così come non dà modo di capire se i guerrieri algerini siano “cattivi”. Gli uni e gli altri si fronteggiano e si combattono, si uccidono, ma ciascuno a modo suo ha “ragione” di farlo. Ciò che conta per il lettore è “leggere” i combattenti, immedesimarsi in loro, vedere la guerra con i loro occhi, vivere con loro la tensione, la loro voglia di sopravvivere.

L’autore è il grande maestro Dino Battaglia, che partecipò con quest’opera, L’uomo della Legione, alla storica collana Un uomo un’avventura, pubblicata dalla Cepim (oggi Bonelli Editore) tra il 1976 e il 1980.
Trenta volumi, curati da Decio Canzio, su cui mossero i loro pennelli tanti grandissimi del fumetto (da Bonvi a Sergio Toppi, da Hugo Pratt a Guido Crepax, da Milo Manara ad Attilio Micheluzzi a Ferdinando Tacconi e altri) e la penna grandi autori, tra cui lo stesso Canzio, Guido Nolitta, Alfredo Castelli e Giancarlo Berardi. Una serie che si fece notare per l’alta qualità dei volumi, ottima carta, grande formato e copertina cartonata, in un’epoca in cui il Fumetto era ancora ritenuto un genere popolare, un “usa e getta” da edicola.

Nella sua carriera, Dino Battaglia, scomparso nel 1983 a soli 60 anni, si è distinto per la riduzione a fumetti di grandi classici quali Moby Dick, Gargantua e Pantagruel, Il cappotto di Gogol, ma anche di alcuni romanzi di Edgar Allan Poe e della vita di grandi santi della storia; ha lavorato con Hugo Pratt (Jungleman), con Ongaro (Capitan Caribe), con Guido Martina (Pecos Bill) e con Gian Luigi Bonelli (El Kid).
Famosa la collaborazione con sua moglie Laura, a sua volta grande sceneggiatrice. Realizzò anche il volume L’Uomo del New England, per la stessa serie Un uomo un’avventura. Curiosamente invece, creò solo nel 1981 il suo primo vero e proprio personaggio “a solo”, l’Ispettore Coke, di cui fece in tempo a realizzare solo due avventure.

(Antonio Marangi)

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