Diciamocela tutta: a chi non piacerebbe lavorare sul proprio personaggio preferito e avere la possibilità e (soprattutto) la capacità di fargli fare esattamente quello che, da lettori, abbiamo sempre sognato…?!
Marco Gervasio, autore di punta della eccellente italica scuola disneyana, è uno degli eletti di cui sopra: partendo infatti dalla storia di Paperinik (come ci è stata narrata da Guido Martina nel 1969) e dai  pochi spunti noti sulla storia di Fantomius e di Villa Rosa ha creato un autentico universo fumettistico, da lui stesso definito Gervasioverso, con regole sue proprie ed una serratissima continuity interna (e soprattutto esterna) come mai si era vista nel mondo Disney, anche di là dell’oceano.
E sapete qual è la cosa bella? Che te ne parla (e ve ne accorgerete) con lo stesso incanto di quando tutti noi siamo stati bambini e abbiamo fantasticato di far scontrare i nostri eroi con il nemico di turno, facendoli ovviamente uscire trionfatori. La grande magia del Fumetto è tutta qui. È quindi per la nostra rivista un autentico onore ospitare Marco, per una chiacchierata sulla sua carriera, sul suo lavoro e sulla sua ultima creatura, Paperbridge, altro tassello del Gervasioverso (o Gervasioworld?) di cui sentiremo sicuramente ancora parlare…

La Sbam-redazione lo ha incontrato per una lunga intervista, che potete leggere sul nr. 51 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale scaricabile liberamente da QUI: di seguito vi anticipiamo un estratto.

Il tuo nome è ormai legato a doppio filo con quello di Paperinik, e, soprattutto, del suo progenitore Fantomius. C’è un motivo per cui hai sviluppato questo particolare legame con l’eroe creato da Martina e Carpi?
Il motivo è che ha colpito da subito la mia fantasia da ragazzo. Paperinik è stato immediatamente il mio personaggio preferito. In particolare il Paperinik delle origini, il diabolico vendicatore. Vedere finalmente Paperino che si ribellava alle angherie subite dai parenti e dai creditori, vedere finali diversi delle storie cui eravamo abituati, finali in cui Paperino finalmente vinceva (seppure celato dai panni del vendicatore) era quello che aspettavo da tempo. E non solo io, visto il successo riscontrato dal personaggio. Aggiungiamo a tutto ciò il fatto che io da ragazzo (ma anche tutt’oggi) adoravo il mistero, i segreti, le maschere e tutto ciò che poteva turbare e spaventare, mal sopportavo l’arroganza e l’ipocrisia e senza dubbio Paperinik, con il suo costume nero e il mantello, muovendosi la notte di nascosto da tutti (anche dai nipotini) per andare a vendicarsi dei torti subiti da chi lo voleva sfruttare, era la personificazione (papera) dei miei sogni.

Per quale motivo, secondo te, si scelse proprio Paperino (e non, ad esempio Topolino) per dar vita ad una controparte fumettistica di un eroe Disney?
Beh la risposta è ovvia: Topolino (soprattutto in quel periodo) era un personaggio vincente. Non avrebbe avuto senso trasformare Topolino in un giustiziere mascherato, poiché il nostro mitico topo già “faceva giustizia”, senza bisogno di maschere, aiutando la polizia a mettere in galera i criminali. Al contrario Paperino era un personaggio “perdente”, uno che in genere finiva inseguito dallo zio infuriato, o dai creditori, o talvolta dalla stessa fidanzata Paperina, con il fortunato cugino Gastone che gongolava. Ovvio che, se si doveva pensare a un riscatto per un personaggio Disney, Paperino era la figura perfetta. Anzi credo che il pensiero sia stato proprio: «E se per una volta lo facessimo vincere?».

Con Fantomius hai dato vita ad una sorta di… Gervasio-World (perdonaci il neologismo!), prendendo i pochissimi spunti dati nelle storie originali e creando ormai un vero e proprio universo fumettistico: era questa la tua idea iniziale?
Gervasio-World mi piace, spesso ho sentito anche dire Gervasioverso e tutto sommato credo sia vero, credo si possa definire così l’insieme delle mie storie. Certo, quando iniziai a scrivere le avventure di Fantomius non immaginavo che saremmo andati tanto avanti, non immaginavo il grande successo riscontrato da questo personaggio (sto lavorando al suo trentesimo episodio). Sapevo che poteva essere un personaggio vincente e interessante; almeno per me lo era fin dalla lettura della prima storia di Paperinik, in cui veniva nominato quell’eroe misterioso di cui non si sapeva nulla, se non che indossava il costume trovato da Paperino. Chi era, dove agiva, perché, tante domande senza risposta, cui decisi di provare a rispondere io su Topolino. E l’idea che le storie che scrivevo fossero “in continuity” (non solo tra loro ma anche con i grandi autori che mi avevano preceduto) nacque subito, così che il Gervasioverso cominciò a costruirsi piano piano, mattone dopo mattone, storia dopo storia. E i cantieri sono ancora aperti.

La versione completa dell’intervista e molte altre info sul lavoro di Marco Gervasio su Sbam! Comics nr. 51.

Roberto Orzetti

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